domenica 26 giugno 2011

Centoventidue minuti dentro Los Angeles.

Sboccato, scorretto e poco credibile. Questi sono i primi tre aggettivi che mi vengono in mente per descrivere "Alpha Dog", ma c'è di più...Dietro questa descrizione approssimativa, c'è l'espressione di un mondo che ti invita ad entrare e a viverlo dalla prima scena all'ultima! All'improvviso ti ritrovi anche tu dentro ville californiane da sogno, in mezzo a feste incasinate che hanno di gran lunga oltrepassato il limite della legalità! Ti guardi in giro e ci sono gli attori più fighi di Hollywood che offrono anche a te di condividere quell'atmosfera bruciata, dal sole e non, della "peggio" gioventù della periferia di Los Angeles. Chi non vorrebbe farsi risucchiare per almeno due ore dentro questa location lisergica??! Io sì!



Nick Cassavetes immagina questo sfondo per raccontare una storia molto tragica e realmente accaduta...Decide di lasciarci l'amaro in bocca dopo averci fatto divertire per bene, un po' come un senso di nausea post-sbronza. E' inutile dire che, con sensazioni così forti, il regista si è potuto permettere il lusso di trascurare i dialoghi...Peccato, perché con quell'ultimo sforzo avrebbe creato un film in grado di competere con la più fredda e nebbiosa, ma pur sempre lisergica, atmosfera inglese di "Trainspotting".

"Alpha Dog", Nick Cassavetes, USA 2006.

Il film è finito, ma io sono sempre sulle colline di Los Angeles...


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